Uno dei principali problemi associati agli pneumatici fuori uso è l’impatto ambientale. Ogni anno grandi quantità di pneumatici diventati pneumatici fuori uso (PFU) finiscono per essere abbandonati in discariche illegali, bruciati o semplicemente lasciati in luoghi inappropriati. Questa pratica ha conseguenze devastanti per l’ambiente e per la salute pubblica, richiedendo l’adozione di misure immediate e decisive.
Di cosa sono composti gli pneumatici
Gli pneumatici sono composti da una miscela complessa di materiali, tra cui gomma, acciaio e fibre sintetiche e naturali. Si tratta di materiali particolarmente stabili che una volta abbandonati rimangono a lungo nell’ambiente deturpandolo in modo visibile. Peraltro, essendo ad alto potere calorifero, sono suscettibili di facile combustione. È a tutti nota, la deplorevole vicenda collegata alla “terra dei fuochi” dove, attraverso la combustione indiscriminata si intendeva provvedere illegalmente allo smaltimento degli PFU e a molti atri manufatti prodotti di lavorazioni illecite.Oltre ad essere devastante per il territorio, questo smaltimento illecito priva la collettività di preziose risorse, in quanto tutto nello pneumatico è recuperabile.
Rifiuto speciale interamente recuperabile
Come noto, da quasi un ventennio, gli psumatici fuori uso, sia interi che triturati, non possono più essere destinati allo smaltimento in discarica. Ad oggi lo PFU è considerato rifiuto speciale interamente recuperabile nel rispetto della gerarchia dei rifiuti, sia attraverso la preparazione per il riutilizzo, sia attraverso l’invio presso imprese autorizzate al recupero di materia o di energia.
Al fine di incentivare la corretta gestione del rifiuto, è sicuramente importante incoraggiare l’innovazione e la ricerca nella progettazione di pneumatici più durevoli e sostenibili, con le aziende del settore che dovrebbero investire nello sviluppo di tecnologie che permettano di produrre pneumatici più resistenti all’usura e facilmente riciclabili. Solo in questo modo, si potrà ridurre la quantità di pneumatici fuori uso generatie recuperarli in maniera più performante, promuovendo così un modello ancora più virtuoso di economia circolare.
La situazione nel nostro Paese
Nel nostro Paese è stato adottato un sistema di raccolta per il recupero degli PFU basato sulla responsabilità estesa del produttore. Il Dlgs 152/06 ha introdotto l’obbligo, scattato nel settembre del 2011,verso produttori ed importatori di pneumatici di gestire ogni anno quantità di PFU pari alla quantità di pneumatici immessi nel mercato nazionale del ricambio nell’anno precedente.
Il sistema, perfetto sulla carta, non tiene conto delle immissioni irregolari di pneumatici, cioèquellivenduti in maniera irregolare e senza fattura. L’obbligo di gestione rapportato alle immissioni regolari di pneumatici non può tener conto dei quantitativi di pneumatici immessi irregolarmente. Il risultato è che le vendite irregolari producono ogni anno dei quantitativi di PFU la cui raccolta non poteva essere prevista. Ciò significa che se “a fine anno” le quantità regolarmente segnalate saranno state tutte raccolte, quanto ancora rimane “a terra” deve essere equivalente alle quantità di pneumatici immessi irregolarmente nel mercato. Si stima che le vendite irregolari ammonterebbero a percentuali superiori al 20% del venduto.
Gli pneumatici fuori uso in commercio
I PFU messi in commercio irregolarmente, oltre a non entrare a far parte del target di raccolta, non rispettano il pagamento obbligatorio del contributo ambientale, strumento fondamentale per garantirne la corretta gestione. Si tratta di una situazione critica e fortemente denunciata da tutti gli addetti ai lavori, facilitata dalla assenza di una matricola sullo pneumatico stesso e quindi di una possibilità di tracciatura. L’emergenza degli pneumatici fuori uso richiede quindi un impegno globale. Governi, industria e cittadini devono lavorare insieme per ridurre l’impatto ambientale e continuare a incentivare il riciclo, che già incide fortemente nella filiera dell’economia circolare del nostro Paese, trasformando gli stessi in prezioso materiale riutilizzabile non solo nelle superfici sportive, asfalti stradali, pavimentazioni antitrauma e sistemi antivibranti, ma anche in energia, principalmente presso cementifici, in Italia e all’estero.
Di Mauro Rotelli su Secoloditalia.it